L’automatizzazione dei processi è diventata essenziale in molte attività quotidiane, e la raccolta di dati tramite moduli online è una pratica comune. Google Sheets offre un modo semplice ed efficiente per raccogliere e organizzare queste informazioni. In questa guida, esploreremo come inviare i dati di un modulo direttamente su Google Sheets, semplificando la gestione e l’analisi dei dati raccolti.
1. Creazione del Modulo Google
Il primo passo è creare un modulo Google utilizzando Google Forms. Accedi al tuo account Google e vai su Google Drive. Crea un nuovo modulo selezionando “Altro” e poi “Modulo Google”. Qui puoi personalizzare il modulo secondo le tue esigenze, aggiungendo campi come nome, email, testo libero, opzioni a scelta multipla e altro ancora.
2. Collegamento del Modulo a Google Sheets
Dopo aver creato il modulo, è ora necessario collegarlo a un foglio Google Sheets per archiviare le risposte. Nel modulo Google, vai su “Risposte” e poi sull’icona del foglio di calcolo. Seleziona “Crea un foglio di calcolo” per generare automaticamente un nuovo foglio di calcolo in cui verranno archiviate le risposte del modulo. Una volta fatto ciò, ogni volta che qualcuno invia una risposta al modulo, i dati verranno automaticamente aggiunti al foglio di calcolo collegato.
3. Configurazione del Foglio di Calcolo
Ora che hai un foglio di calcolo collegato al modulo, puoi personalizzarlo ulteriormente secondo le tue esigenze. Ad esempio, puoi rinominare le schede, formattare le celle e aggiungere formule per analizzare i dati in modo più dettagliato. Puoi anche condividere il foglio di calcolo con altri membri del team per consentire loro di visualizzare o modificare i dati in tempo reale.
4. Integrazioni Avanzate con App Script
Se hai bisogno di funzionalità più avanzate, puoi utilizzare Google Apps Script per automatizzare ulteriormente il processo. Con Apps Script, puoi aggiungere trigger per eseguire script quando vengono inviate nuove risposte al modulo, manipolare i dati in modo dinamico o persino inviare notifiche via email quando vengono ricevute nuove risposte.
5. Sicurezza e Privacy dei Dati
Assicurati di configurare correttamente le impostazioni di condivisione e sicurezza per proteggere i dati raccolti tramite il modulo e il foglio di calcolo. Puoi limitare l’accesso al modulo e al foglio di calcolo solo a coloro che ne hanno bisogno e utilizzare le impostazioni di autorizzazione per controllare chi può visualizzare o modificare i dati.
In conclusione, inviare i dati di un modulo su Google Sheets è un processo relativamente semplice che può semplificare notevolmente la raccolta e la gestione delle informazioni. Utilizzando questa guida, puoi creare facilmente moduli personalizzati, collegarli a fogli di calcolo e automatizzare il processo per risparmiare tempo e semplificare il flusso di lavoro.
Cosa penseresti se ci fosse un trucchetto SEO che ti permetta di aumentare la visibilità del tuo sito nella serp di Google in meno di un’ora?
Il bello è che puoi notare questo miglioramento nel giro di pochissimo tempo, nel giro di un’ora vedrai i risultati.
Dopo aver letto, come annunciato sul blog ufficiale, che Google avrebbe inserito le faq rich snippet all’interno dei risultati di ricerca, avevo deciso di provare.
Su un sito che gestisco ho aggiunto lo schema per le FAQ ed ho notato che dopo qualche giorno il sito appariva nella serp con uno snippet aggiuntivo in cui erano presenti le domande che avevo inserito.
Avevo provato in prima persona questo miglioramento, ma come al solito anche i big della SEO se ne sono accorti, come confermato da questo post di Neil Patel.
Neil è andato oltre ed ha provato ad inserire delle faq sotto ad un suo post ed ha poi effettuato una richiesta di indicizzazione tramite Search Console per poi notare che in circa mezz’ora il rich snippet usciva sotto la serp.
Analizzando come si presenta la serp possiamo notare che il riquadro occupa un bel po’ di spazio in più, quasi il doppio, per cui i siti della concorrenza vengono spinti più in basso.
Quanto questo possa influire in termini di aumento di click trough rate ancora non si può stabilire. Ma di sicuro è un risultato più accattivante.
Cosa sono i dati strutturati per le FAQ?
I rich snippets o dati strutturati sono il frutto dell’implementazione sui siti web dei cosiddetti microdati forniti da Schema.org, uno standard supportato sia da Google che da Bing e Yahoo.
Servono per arricchire il risultato della ricerca con informazioni aggiuntive. Esistono esempi come le stelline delle recensioni o i prezzi di un articolo di un ecommerce.
<html>
<head>
<title>Example Site - Frequently Asked Questions(FAQ)</title>
</head>
<body>
<script type="application/ld+json">
{
"@context": "https://schema.org",
"@type": "FAQPage",
"mainEntity": [{
"@type": "Question",
"name": "What is the return policy?",
"acceptedAnswer": {
"@type": "Answer",
"text": "Most unopened items in new condition and returned within <strong>90 days</strong> will receive a refund or exchange. Some items have a modified return policy noted on the receipt or packing slip. Items that are opened or damaged or do not have a receipt may be denied a refund or exchange. Items purchased online or in-store may be returned to any store.<br /><p>Online purchases may be returned via a major parcel carrier. <a href='http://example.com/returns'> Click here </a> to initiate a return.</p>"
}
}, {
"@type": "Question",
"name": "How long does it take to process a refund?",
"acceptedAnswer": {
"@type": "Answer",
"text": "We will reimburse you for returned items in the same way you paid for them. For example, any amounts deducted from a gift card will be credited back to a gift card. For returns by mail, once we receive your return, we will process it within 4–5 business days. It may take up to 7 days after we process the return to reflect in your account, depending on your financial institution's processing time."
}
}, {
"@type": "Question",
"name": "What is the policy for late/non-delivery of items ordered online?",
"acceptedAnswer": {
"@type": "Answer",
"text": "Our local teams work diligently to make sure that your order arrives on time, within our normaldelivery hours of 9AM to 8PM in the recipient's time zone. During busy holiday periods like Christmas, Valentine's and Mother's Day, we may extend our delivery hours before 9AM and after 8PM to ensure that all gifts are delivered on time. If for any reason your gift does not arrive on time, our dedicated Customer Service agents will do everything they can to help successfully resolve your issue. <br/> <p><a href='https://example.com/orders/'>Click here</a> to complete the form with your order-related question(s).</p>"
}
}, {
"@type": "Question",
"name": "When will my credit card be charged?",
"acceptedAnswer": {
"@type": "Answer",
"text": "We'll attempt to securely charge your credit card at the point of purchase online. If there's a problem, you'll be notified on the spot and prompted to use another card. Once we receive verification of sufficient funds, your payment will be completed and transferred securely to us. Your account will be charged in 24 to 48 hours."
}
}, {
"@type": "Question",
"name": "Will I be charged sales tax for online orders?",
"acceptedAnswer": {
"@type": "Answer",
"text":"Local and State sales tax will be collected if your recipient's mailing address is in: <ul><li>Arizona</li><li>California</li><li>Colorado</li></ul>"}
}]
}
</script>
</body>
</html>
Se usi WordPress ti consiglio di installare, se già non lo hai fatto, il plugin Yoast SEO che include dei blocchi gutenberg per creare questi schemi in maniera molto semplice.
Per ulteriori informazioni vai sul sito ufficiale di schema.org.
Visualizzarle dopo 30 minuti
Dopo aver aggiunto lo snippet di codice sulla tua pagina ed aver testato che sia corretto puoi fare in modo che Google ne sia a conoscenza andando nella Search Console e inserendo nella casella di ricerca in alto l’url della tua pagina.
Dopodichè puoi fare una richiesta di indicizzazione e in meno di un’ora avrai il tuo risultato della serp con le faq.
Linee guida di Google
Come sempre Google offre nuove funzionalità e ne stabilisce l’uso corretto, sperando di riuscire a dare sempre la migliore esperienza all’utente.
Questo schema andrebbe usato solo in certi casi come stabilito nelle linee guida di Google.
Meglio non abusare di questo strumento, ma inseriscilo solo se la tua pagina presenta un elenco di domande con risposte.
In ogni caso Google non garantisce che mostrerà le faq nella serp, ma solo se l’algoritmo le riterrà utili per l’utente.
Conclusione
Da quanto detto detto avrai capito che questa può essere una buona opportunità per aumentare la visibilità del tuo sito e migliorare la sua authority.
Ancora non ci sono dati certi sul miglioramento del click trough rate o sull’aumento di rank su Google, ma resta comunque una opzione da prendere in considerazione per arricchire le tue pagine.
Sapevi che con Google Analytics puoi tracciare gli eventi che gli utenti compiono sulle tue pagine?
Come tantissimi blogger anche tu avrai installato Google Analytics sul tuo sito. Se non l’hai fatto, dovresti farlo il prima possibile.
Google Analytics infatti è uno strumento potentissimo, che ti permette di raccogliere tantissimi dati utili a capire come sta performando il tuo sito.
Installando un piccolo snippet di codice potrai infatti ottenere una serie di informazioni utili sul tuo sito come le sorgenti di traffico, il numero di visitatori, le pagine più viste, il flusso di navigazione all’interno del sito e tanto altro ancora.
Puoi andare anche oltre questi dati e non limitarti solo alle pageviews, ovvero quali pagine vengono visitate, ma capire cosa fanno i visitatori all’interno del tuo sito.
Qui è dove entrano in scena gli eventi di Google Analytics.
Con gli eventi puoi tracciare una serie di dati sul comportamento dei visitatori del tuo sito mentre visitano una pagina.
Ci sono molti modi in cui puoi attivare gli eventi e monitorarli con Google Analytics.
Un metodo è quello di modificare il codice di Analytics su delle pagine, ma richiede un minimo di dimestichezza con javascript.
Un altro metodo è quello di usare Google Tag Manager per creare degli attivatori che registrino delle particolari azioni all’interno del sito. Google Tag Manager è uno strumento molto utile che ti permette di gestire in maniera semplificata tante cose, ma potresti trovarti spaesato davanti alla sua interfaccia.
Il metodo che voglio suggerirti se sei allle prime armi è quello di usare Komito Analytics.
Komito Analytics è una libreria open source gratuita che può estendere le funzionalità di Google Analytics.
Con questa libreria potrai facilmente iniziare a tracciare gli eventi in meno di un minuto. Ti basterà solo inserire un piccolo snippet di codice alle tue pagine.
Cosa puoi tracciare con Komito Analytics:
download di file
scroll della pagina
link in uscita
invio di form
video YouTube e Vimeo
social widget (Twitter, Facebook and LinkedIn )
persone loggate sui social network
adblock
link con CTA (mailto, tel, sms, skype)
pulsante di stampa pagina
persone che cambiano la modalità da ritratto a panoramica sui cellulari
Questa libreria non raccoglie i dati, ma aggiunge semplicemente delle funzioni al codice di Analytics, per cui i dati saranno visibili solo nel tuo pannello.
Come installare Komito Analytics
Per installare Komito Analytics ti basta inserire all’interno delle pagine del tuo sito questo codice.
<script>
var _komito = _komito || {
'trackTwitter': 1, // Tracks Twitter events if widget is presented on page.
'trackFacebook': 1, // Tracks Facebook events if widget is presented on page.
'trackLinkedIn': 1, // Tracks LinkedIn events if plugin is presented on page.
'trackDownloads': 1, // Tracks files download links.
'trackOutbound': 1, // Tracks outbound links.
'trackForms': 1, // Tracks forms submissions.
'trackUsers': 1, // Tracks pageviews by users logged in to social networks.
'trackActions': 1, // Tracks 'mailto', 'tel', 'sms' and 'skype' actions.
'trackPrint': 1, // Tracks page print actions.
'trackMedia': 1, // Tracks HTML5 video, audio, Vimeo and YouTube players events.
'trackScroll': 1, // Tracks scroll depth.
'debugMode': 0 // Prints all requests to console.
};
</script>
<script src="//datamart.github.io/Komito/komito.js"></script>
Il codice va inserito dopo quello di Analytics, possibilmente prima del tag di chiusura </body>.
Come si può vedere dal codice postato, il tracciamento degli eventi può essere personalizzato, disabilitando ad esempio le features che non ci interessano.
Semplicemente settando su 0 la funzionalità che non ti occorre, potrai disabilitarla.
Ad esempio se sul tuo sito non devi tracciare il download dei file ti basterà cambiare la riga corrispondente:
Se hai installato WordPress, puoi scaricare il plugin ufficiale che ti permetterà di gestire l’inserimento del codice e l’attivazione delle features dal pannello di amministrazione con delle semplici caselle di spunta.
Il plugin è molto leggero e non appesantirà il tuo sito.
Komito Analytics funziona anche con altri sistemi di tracciamento come Yandex Metrica, Adobe Analytics, ClickTale e altri.
L’HTML è un linguaggio di markup per pagine web. Difatti HTML sta per HyperText Markup Language.
Una cosa che bisogna chiarire subito e tenere bene a mente è che l’HTML non è un linguaggio di programmazione: l’HTML serve solo per formattare il testo e per impaginare degli elementi come form, citazioni, video.
In questa breve guida non ci dilungheremo troppo sulle discussione tecniche o filosofiche su cos’è un ipertesto, ma assumeremo come definizione quella di pagina web, una pagina navigabile sulla rete internet.
Strumenti
Per sviluppare la tua prima pagina html basta un semplice editor di testo, per gli utenti Windows va benissimo il semplice Blocco note.
La nostra prima pagina HTML
Apriamo il blocco note e inseriamo il codice seguente:
<html></html>
Clicchiamo salva e scegliamo un nome “pagina.html” e dal menu a discesa “salva come” ricordiamoci di selezionare “tutti i file“.
A questo punto abbiamo creato la nostra prima pagina html, che una volta aperta mostrerà una pagina bianca.
Ogni pagina html si compone sostanzialmente di due elementi, una testa <head> e un corpo <body>.
Modifichiamo la nostra pagina in questo modo:
<html>
<head></head>
<body></body>
</html>
Il DOCTYPE
A questo punto è importante introdurre il concetto di DOCTYPE. Il doctype è una dichiarazione che viene inserita all’inizio del documento che permette ai browser di renderizzare correttamente la pagina. Nel caso di HTML5 la dichiarazione del doctype è la seguente:
In passato si usavano delle dichiarazioni doctype più lunghe e articolate, ma ormai l’HTML5 è uno standard, per cui ci limiteremo solo a questa.
Aggiungere un titolo alla pagina HTML: il tag title
Se proviamo ad aprire la pagina html precedentemente creata, vedremo che sulla barra della finestra verrà riportato il percorso del file. Se vogliamo aggiungere un titolo maggiormente esplicativo, possiamo aggiungere il tag <title> nell’<head> del documento.
<!doctype html>
<html>
<head>
<title>La mia prima pagina web</title>
</head>
<body></body>
</html>
Oltre a rendere la pagina maggiormente user-friendly, la presenza del titolo è importante anche lato SEO.
I tag
Una delle prime cose che possiamo notare è che l’HTML è un linguaggio composto da tag. Ogni tag HTML è sempre racchiuso tra il segno minore ( < ) e il segno maggiore ( > ). Un generico tag è caratterizzato dalla seguente sintassi:
<nomedeltag>
I tag possono prevedere un’apertura <nometag> e una chiusura </nometag>,
<h1>Titolo articolo</h1>
oppure essere dei tag che non contengono elementi per cui si autochiudono. Un esempio di quest’ultimo tipo di tag è <img />.
<img src="mondo.jpg" />
In questa breve guida non analizzeremo tutti i tag html, ma solo quelli usati più di frequente. Per un elenco esaustivo di tutti i tag potete guardare qui.
Vediamo quali sono i tag principali e come utilizzarli.
Il tag <h1> e gli altri headings
Il tag <h1> serve per definire un heading (titolo, intestazione), ossia un testo che ha un’importanza maggiore all’interno del contenuto della nostra pagina html, per cui sarà formattato con un font più grande.
Esistono vari tag di intestazione in base all’importanza: si possono perciò avere <h1>, <h2> , <h3> , <h4> , <h5> , <h6>.
<h1>Titolo pagina</h1>
Il tag <p>
Il tag <p> viene usato per definire un paragrafo. Inserendo del testo all’interno di questo tag, verrà formattato come testo libero.
<p>In questa pagina parleremo di HTML.</p>
Il tag <b>
Il tag <b> è usato per evidenziare del testo:
<b>testo molto importante</b>
Il suo funzionamento è identico a quello del tag <strong>, mettere in grassetto una parte di testo.
Il tag <a>
Il tag <a> è usato per definire un link (i collegamenti tra pagine web) ci permette di creare un collegamento dalla nostra pagina ad un altra pagina. La sintassi di un link è la seguente:
<a href="https://www.google.it">Link a Google</a>
Possiamo notare che il tag <a> ha bisogno dell’attributo href che indica la pagina di destinazione.
Il tag <img>
Il tag <img> viene usato per inserire un’immagine all’interno della pagina HTML. A differenza dei tag precedenti, il tag <img> è un tag che si autochiude, ossia non ha bisogno di un tag di chiusura.
<img src="immagini/terra.jpg" />
Come vediamo nell’esempio, anche il tag <img> ha bisogno dell’attributo src, che indica il percorso dell’immagine da visualizzare. Il tag <img> può avere anche altri attributi:
<img src="immagini/terra.jpg" alt="immagine della Terra" />
In questo esempio l’attributo alt viene usato per mostrare del testo alternativo nel caso l’immagine non venisse caricata. È utile anche per indicare ai motori di ricerca cosa viene visualizzato nella pagina, molto importante in ottica SEO.
I tag lista <ul>, <ol>, <li>
Se vogliamo mostrare una lista nella nostra pagina html possiamo usare il tag <ul>. Questo tag mostra una lista non ordinata, per cui a lato di ogni elemento della lista apparirà un puntino. Nel caso volessimo mostrare una lista numerata possiamo usare il tag <ol>.
Ogni elemento della lista deve essere racchiuso all’interno del tag <li>.
Mini tutorial: come creare la tua prima pagina web
Dopo aver dato una rapida occhiata ai principali tag html, possiamo provare a creare la nostra prima pagina web.
Apriamo il Blocco Note o un altro edtor di testo qualsiasi e iniziamo a digitare all’interno questo codice:
<!doctype html>
<html>
<head>
<title>La mia prima pagina web</title>
</head>
<body></body>
</html>
Salviamo con nome e ricordiamoci di selezionare nella casella a discesa “Tutti i file”, dopodichè salviamo come index.html o miapagina.html o quello che più ci piace.
Se clicchiamo due volte sul file appena salvato, si aprirà una nuova finestra del browser con la nostra prima pagina html. Sarà una pagina vuota, ma avrà il titolo che abbiamo inserito nel tag <title>.
Andiamo avanti nella costruzione della pagina web. Aggiungiamo una intestazione e qualche paragrafo. Applichiamo il tag <b> a qualche parola da mettere in evidenza, come il nome della città di Nascita, aggiungiamo una foto col tag <img> e un link alla pagina su Wikipedia.
<!doctype html>
<html>
<head>
<title>La mia prima pagina web</title>
</head>
<body>
<h1>Lionel Messi</h1>
<p>Lionel Andrés Messi, da molti chiamato semplicemente Leo, nasce il 24 giugno 1987 a <b>Rosario</b>, nello stato argentino di Santa Fè.
</p>
<img src="Messi.jpg" />
<p>Ha solo cinque anni quando inizia a tirare i primi calci alla palla. La sua prima squadra è quella del <b>Grandoli</b>, piccola scuola di calcio della sua città rivolta ai fanciulli. Ad allenare i ragazzi è Jorge Messi, impiegato metalmeccanico e padre del futuro campione.
</p>
<p>All'età di sette anni <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Lionel_Messi">Lionel Messi</a> indossa la maglia dei "Newell's Old Boys" e gioca nelle categorie giovanili. Agli occhi degli appassionati di calcio che seguivano il ragazzino nei campetti di Rosario, già era chiaro il talento del giovane.
</p>
<h2>L'arrivo a barcellona</h2>
<p>A causa di un ritardo nello sviluppo osseo del ragazzo, dovuto al basso livello di ormoni della crescita presenti nel suo organismo, il passaggio sfuma.
</p>
<p>Viene consigliato alla famiglia un trattamento medico che però è costosissimo: si parla di 900 dollari mensili; Jorge Messi chiede aiuto ai Newell's Old Boys e al River Plate senza ottenere soluzioni adeguate. Crede fortemente nel possibile futuro da campione di Lionel: chiede così soccorso ad alcune fondazioni.
</p>
</body>
</html>
Se vogliamo inserire una immagine possiamo salvarla nella stessa cartella del file html e richiamarla inserendo il nome del file nell’attributo src del tag <img>.
Se abbiamo fatto tutto correttamente, dovremmo ottenere qualcosa di simile:
In questa breve guida sull’HTML abbiamo visto come realizzare una pagina web, aggiungere del testo e delle immagini, formattare un’intestazione e mettere in grassetto del testo, aggiungere dei link.
Per migliorare la nostra pagina avremo bisogno di modificarne l’aspetto, usando i CSS. Questo sarà l’argomento di una prossima guida.
Molti utenti fanno confusione quando cercano informazioni su WordPress. In effetti, sebbene abbiano lo stesso nome, WordPress.com e WordPress.org sono due cose differenti.
Per capire bene di cosa stiamo parlando, bisogna innanzitutto capire cos’è WordPress.
Cos’è WordPress?
WordPress è un software open source creato da Matt Mullenweg per la creazione di un blog personale. Col tempo WordPress si è arricchito di nuove funzionalità, diventando un CMS completo grazie al supporto della comunità di sviluppatori che oltre a contribuire allo sviluppo del codice ha creato un ecosistema di plugins che ne ampliano le potenzialità, oltre ad un repertorio vastissimo di temi.
Come detto WordPress è un software open source che può essere scaricato liberamente da tutti andando sul sito ufficiale: si può installare sul proprio server, personalizzarlo ed usarne tutte le potenzialità.
Questo comporta quindi che tu debba avere un tuo dominio ed un tuo server dove installare il software.
I requisiti per installare WordPress sul proprio server sono minimi: basta avere PHP e MySql attivati e si può procedere con l’installazione.
Quasi tutti i servizi di hosting permettono inoltre di installare WordPress attraverso un comodo pannello di gestione del server che nella maggioranza dei casi è cPanel.
Anche un principiante può tranquillamente creare il proprio blog in pochi minuti e sfruttare tutte le potenzialità di WordPress.
Anche se sei un principiante infatti, non avrai nessun problema a realizzare il tuo blog professionale in completa autonomia.
Come già detto potrai scegliere il tema preferito con cui personalizzare l’aspetto del tuo blog: esistono temi gratuiti e a pagamento, c’è una scelta pressochè illimitata.
Inoltre potrai estendere il tuo blog con una serie illimitata di plugin che aggiungono diverse funzionalità, le più disparate.
Ci sono plugin per gestire la SEO, per velocizzare il sito, per creare dei form e delle newsletter, trasformare il blog in un ecommerce e tanto altro.
Come detto devi avere un dominio ed un hosting su cui ospitare il tuo blog: attualmente il miglior servizio di hosting è Siteground.
Cos’è WordPress.com: la versione hosted
WordPress.com è un servizio che permette di creare un blog WordPress senza dover scaricare nulla. In pratica è un SaaS (software as a service).
Questo significa che non dovrai installare niente, WordPress è già installato.
Non è quindi necessario avere dominio e piano di hosting.
Questa potrebbe sembrare un’ottima soluzione se hai poche competenze tecniche e un budget limitato.
In realtà avrai delle limitazioni che ti impediranno di sfruttare appieno tutte le potenzialità di WordPress.
Le differenze tra WordPress.org e WordPress.com
Dopo una rapida panoramica delle due versioni, vediamo di esaminare quali sono le principali differenze in modo più dettagliato, così potrai fare la scelta giusta per avviare il tuo blog.
Dominio
Per iniziare a curare la tua presenza online avrai bisogno di un nome di dominio.
WordPress.org
Il costo di un dominio si aggira intorno ai 10€ all’anno. Puoi risparmiare il costo del dominio se lo richiedi contestualmente all’attivazione di un piano di hosting su SiteGround: il dominio viene offerto gratuitamente.
Potrai quindi avere un sito raggiungibile all’indirizzo “ilmiosito.it“.
WordPress.com
Su WordPress.com potrai avere solo un dominio di terzo livello: ad esempio “ilmiosito.wordpress.com“. Ovviamente è meno accattivante di un dominio con solo il nome che hai scelto.
Se vuoi utilizzare il tuo dominio personalizzato su WordPress.com dovrai sottoscrivere un piano di abbonamento del costo di 4€ al mese.
Quindi spenderai 48€ più il costo del dominio.
Hosting
WordPress.org
Per gestire il tuo blog in autonomia avrai bisogno di un piano di hosting. I prezzi sono variabili, ma si aggirano intorno ai 5€ al mese per un buon hosting.
Avere un proprio hosting permette di avere tantissimi vantaggi.
Potrai gestire in autonomia tutti i file del tuo sito, effettuare modifiche al codice CSS, PHP o HTML.
Le offerte di hosting possono essere molto variegate e con prezzi differenti, ma se vuoi avere il meglio allora ti consiglio di usare SiteGround: questo hosting si sta affermando come uno dei migliori, specialmente per la gestione di siti WordPress, in quanto offre delle ottime performance, molto spazio di backup e un servizio di assistenza 24/24h al top.
WordPress.com
Su WordPress.com non avrai bisogno di acquistare l’hosting, perchè questo viene fornito gratuitamente.
Ma non potrai avere accesso alla modifica di file, sarai limitato nell’effettuare le personalizzazioni che vorrai. Per avere un qualche minimo controllo, dovrai sottoscrivere il piano business, che ha un costo di 8 euro al mese.
Capirai che a parità di costo è meglio avere un proprio piano di hosting per sfruttarne tutte le potenzialità.
Spazio di memoria
WordPress.org
Varia in base all’hosting che scegli. Su SiteGround ad esempio è di 10GB.
WordPress.com
La versione gratuita offre 3GB di spazio. Per aumentarlo bisogna passare alle versioni a pagamento.
Plugin e temi
Qui è la nota più dolente di tutte.
Su WordPress.com infatti non potrai installare alcun plugin. Basti pensare che non potrai nemmeno usare plugin fondamentali come Yoast Seo o WpForms.
Sarai limitato anche nell’uso di Google Analytics, a meno che tu non sottoscriva un piano a pagamento.
Stesso discorso vale per i temi. Con la versione hosted avrai tantissime limitazioni e non potrai installare i migliori temi WordPress, ma sarai limitato a quelli gratuiti.
Questa infografica può semplificarti i punti che abbiamo analizzato.
Differenze tra WordPress.com e WordPress.org
Come potrai esserti reso conto, la mia preferenza va indubbiamente alla versione self-hosted ossia a WordPress.org.
A meno che tu non voglia creare un semplice blog amatoriale per condividere i tuoi pensieri ed avere uno spazio online senza pensare a monetizzarlo, il mio consiglio è di puntare decisamente su WordPress.org.
Inoltre a parità di prezzo, nel caso tu decida di optare per WordPress.com, avrai meno libertà di gestire al meglio il tuo blog.
WordPress è il sistema di gestione contenuti più diffuso del mondo. Un terzo dei siti di tutto il mondo è sviluppato su questa piattaforma.
Questo lo rende una preda perfetta per hacker e spammer.
Per fortuna la sicurezza in WordPress è tenuta in grande considerazione e gli sviluppatori hanno messo in pratica tutte le misure possibili per evitare che un sito venga “bucato” da malintenzionati.
Nonostante questo possiamo mettere in pratica dei piccoli accorgimenti per rendere la nostra installazione più sicura. E senza l’uso di plugin!
Aggiorna WordPress
Mantenere il nostro CMS aggiornato è la cosa più importante. WordPress viene aggiornato costantemente con tutte le patch per sistemare eventuali problemi di sicurezza.
La maggior parte degli aggiornamenti di WordPress infatti sono costituiti da bugfix e patch di sicurezza.
Per i più pigri è da segnalare che a partire dalla versione 3.7 WordPress può ricevere aggiornamenti automatici. Per attivare questa comoda opzione basta andare nel nel file wp-config.php e aggiungere o modificare la seguente riga di codice:
define( 'WP_AUTO_UPDATE_CORE', true );
Cancella temi e plugin inutilizzati
Può capitare di aver installato un plugin o un tema che poi per un motivo o un altro non è stato più utilizzato. Avere infatti dei plugin e dei temi inutilizzati oltre ad aumentare lo spazio occupato su disco, può portare ad un maggiore rischio di esporre il tuo sito ad eventuali attacchi.
Limita l’installazione dei plugin a quelli necessari e che usi regolarmente.
Cancella l’utente admin
Di default molte installazioni di WordPress creano l’utente admin. Nel caso di brute force ci saranno molti tentativi di accedere utilizzando questo account.
Per migliorare la sicurezza dovrebbe essere cancellato l’account admin e sostituito con un nome meno scontato.
Usa password efficaci
Scontato ma mai banale, il consiglio di usare una password che sia difficile da indovinare è un evergreen.
Non usare la password più semplice che ricordi, come “mario83“, ma sforzati di usarne una che combini lettere maiuscole, minuscole, numeri e caratteri speciali.
Potresti usarne una come “!lm10Gatt0s!CH1am4G1g1o“. Questa è una passphrase e potresti usarne una simile usando una frase che puoi ricordare facilmente.
WordPress assegna un valore per ogni password inserita, cerca di usarne una di livello strong.
Permessi di files e cartelle
Per una corretta installazione di WordPress bisogna anche tener conto dei permessi di files e cartelle. Per una configurazione ottimale tutte le cartelle dovrebbero essere 755 e i file 644, il wp-config.php dovrebbe essere settato con permessi 400.
Files/Folders
Permissions
wp-content
755
wp-admin
755
wp-includes
644
Tutti i files .php
644
wp-config.php (cartella public_html)
400
index.php (cartella public_html)
644
Usa le WordPress key
Assicurati che nel tuo file wp-config.php siano state create le WordPress key. Queste variabili globali servono per migliorare il sistema di protezione criptando i cookie che risiedono sul browser.
Vengono generate durante l’installazione su quasi tutti gli hosting, ma nel caso nel tuo wp-config.php non siano presenti, puoi crearle andando su https://api.wordpress.org/secret-key/1.1/.
Il backup è una cosa fondamentale. Può sembrare scontato, ma molti sottovalutano l’importanza di avere una copia di riserva nel caso il sito venga compromesso.
Ormai tutti gli hosting offrono backup automatici, la cui cadenza periodica si può impostare a piacimento, in modo da essere sempre sicuri di non perdere il lavoro svolto.
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